Ossigeno
48 49 s t a g e n a m e "Quello che faccio è mettere il pubblico davanti a uno specchio, perché voglio che si senta smarrito, come se quello specchio fosse un muro. Ed è quel muro, è quella distanza, che io combatto" VB n o m e d ’ a r t e Vanessa Beecroft, ritratto, 2017 - credits: Federico Spadoni per Sisley i d. no. NOME, COGNOME, GENERALITÀ. È uno dei monogrammi dell’arte contemporanea più accreditati al mon- do. Ha marchiato a fuoco con le sue azioni i corpi di centinaia di perfor- mers, e la mente di migliaia di spettatori fintamente disinvolti, orche- strando la sua sofisticata denuncia. Dai templi mondiali dell’arte ha reso contemporaneo il tableau vivant infettandolo di disturbi di personalità multipla, di disordini alimentari, di presunto sessismo, di supposto raz- zismo, per affrontare le più profonde istanze dell’essere umano: la smania di uniforme, la violenza della cultura dell’immagine, le ossessioni legate alla ricerca della perfezione del corpo, la precarietà di una donna che vacilla su stiletti alti come basamenti statuari. Vanessa Beecroft [Genova, 1969 – vive e lavora in America, prima NY oggi LA, dove si è trasfe- rita subito dopo aver conseguito il diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera] ha fatto del corpo muto, del corpo vivo, il suo medium artistico privilegiato, moltiplicandolo all’infinito e dirigendolo ad oscillare tra l’assoluta negazione e l’assoluta contemplazione del Sé. Ad oggi il suo corpus artistico consta di 83 performances - intorno alle quali si sviluppa anche la sua fotografia, la sua scultura, la sua videografia e un consistente numero di disegni dal tratto asciutto e nervoso, aspetto meno noto eppure fondativo di tutta la sua opera, poiché ogni performance carnifica un’immagine mentale - i cui titoli sono rigorosamente codificati con le sue iniziali e un numero progressivo, seriale, a partire da VB01 del 1993, all’interno della storica Galleria Inga-Pin di Milano: 30 ragazze vestite di parrucche sintetiche e dei suoi stessi indumenti dai colori squillanti ciondolavano attorno a una serie di disegni sparsi per terra e a un diario, il suo - Despair. The book of food - sul quale l’artista aveva annotato per anni, giorno per giorno, la quantità, il colore e il carico emotivo - dalla colpevolezza alla repulsione - di ognuno dei cibi ingeriti. Da allora i corpi si sono moltiplicati, allungati e raffinati, la performance si è asciugata del filo narrativo e si è dilatata al limite del carnale sfinimento, le prestazioni d’opera necessarie all’atto performativo si sono rese sempre più prestigiose - da una haute-couture che smania per fornirle tacchi altissimi e lingerie ridottissima, a fotografi di set del calibro di Armin Linke e Harmony Korine - permettendole di amplificare non solo un’eco mediatica planetaria, ma soprattutto un controcanto a due voci - il Sé individuale vs. il Sé sociale - in elegante imbarazzo l’uno di fronte all’altro. È a partire da quell’imbarazzo, e dal suo inconfondi- bile gesto - radicale e colto, elegante, estenuante - che Vanessa Beecroft conduce la sua magnifica armata silente a una rivoluzione ad armi pari . Rappresentata in Italia dalla Galleria Lia Rumma [Napoli, Milano], Vanessa Beecroft ha esposto il proprio lavoro nelle più importanti istituzioni museali e biennali d’arte del mondo, tra cui la Biennale di Venezia [2015, 2007, 1997], quella di San Paolo [2002] e del Whitney Museum [NY, 2000]; la National Gallery di Londra [2006] e la Neue Nationalgalerie di Berlino [2005]; la Fondation Cartier pour l’Art Contemporain di Parigi [1998, 1995] e la Fondation Louis Vuitton [2007]; la Peggy Guggenheim Collection di Venezia [2001] e il Solomon R. GuggenheimMuseum di New York [1998], oltre che in luoghi emblematici quali, tra gli altri, il Mercato Ittico di Napoli [2010], il JFK Airport di New York [2004] e il Palazzo Ducale di Genova, come evento inaugurale del G8 [2001]. Una bio-e st etica , la sua, turbativa e formalmente perfetta - come solo un grande artista e/o un control-freak sa mettere in atto - che continua ad essere oggetto di documenta- ri, pubblicazioni ed interviste su scala internazionale¹. ¹ Per una selezione dei riferimenti in oggetto v. Mediateca , pag._78 Vanessa Beecroft, VB46.001.dr , Gagosian Gallery - Los Angeles, 2001
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