Ossigeno

#O di Ólos a cura di Sandro Di Domenico O f o r Ó l o s il ritmo circadiano e l’arte della manutenzione della motocicletta. intervista a jeffrey connor hall, premio nobel per la medicina 2017 Jeffrey Connor Hall [New York, 3 maggio 1945] è un genetista e cronobiologo statunitense. Professore Emerito di Biologia presso la Brandeis University, attualmente risiede a Cambridge, Maine. Ha trascorso la sua carriera esaminando la componente neurologica del corteggiamento e dei ritmi comportamentali del moscerino della frutta [ Drosophila Melanogaster ]. Attraverso la sua ricerca sulla neurologia e sul comportamento della Drosophila , Hall ha scoperto i meccanismi fondamentali degli orologi biologici e ha fatto luce sulle fondamenta della differenziazione sessuale nel sistema nervoso, venendo eletto Membro dell'Accademia Nazionale delle Scienze per il suo lavoro rivoluzionario nel campo della cronobiologia. Insieme a Michael Rosbash e Michael W. Young, Hall è stato insignito del Premio Nobel per la fisiologia/medicina nel 2017, per le loro fondamentali scoperte sui meccanismi molecolari che controllano il ritmo circadiano. Prendete dalla vostra collezione Goats Head Soup dei Rolling Stones, e mentre avviate il giradischi voltate il vinile sul lato B, facendo attenzione a posare la puntina all’interno dell’ultimo solco nero. Star star - titolo originale: Starfucker - degli Stones potrebbe aiutarvi a immaginare meglio quest’uomo con i baffi a ferro di cavallo inforcare una Harley Davidson, con il suo casco a scodella, e dare un colpo secco al pedale, facendo alzare una tendina di polvere su una strada di campagna del New England. A parte un nome comune, tanto comune negli States da annoverare tra gli omonimi persino un neo-nazista suprematista ammazzato nel sonno dal figlio che lo odiava, Jeffrey Hall di comune ha poco altro. �uante possibilità ci sono che un harleysta incallito con sangue irlandese, che vive con tre moto e sei cani in una casa sperduta del Maine, vinca un Nobel? �uesto è quello che è accaduto al Professor Jeffrey Connor Hall, che insieme ai colleghi Michael Rosbash e Michael Warren Young ha scoperto e dimostrato l’esistenza dei ritmi circadiani negli esseri viventi, partendo dal moscerino della frutta fino agli umani. �uello che segue è solo un breve estratto di un’intervista di tre ore, osteggiata in un primo momento da una tempesta di neve degna del Pianeta Hoth di Star Wars - parola del professor Hall - sui ritmi circadiani e le false convinzioni che ne impediscono la comprensione. Il tutto con alcune necessarie divagazioni sull’importanza del Museo degli Abba a Stoccolma, sulla saggezza delle ultime parole pronunciate dallo scrittore William Saroyan e sull’essenzialità del personaggio di Tuco in uno dei più bei film di Sergio Leone. Ho guardato il suo discorso di ringraziamento alla cerimonia di consegna del Nobel, e lei ha davvero fatto richiesta di un premio anche per i moscerini della frutta. Certo. Indietro nella mia giovinezza, ho molto apprezzato che la Drosophila abbia espresso il suo potenziale nella ricerca, negli anni ’60 come oggi, e ho la vaga speranza che abbia tuttora del potenziale inespresso, perché c’è ancora molto da fare grazie all’ausilio dei moscerini della frutta. Ti è permesso sperimentare molto di più con loro, rispetto a quanto ti sia permesso con i mammiferi o con gli umani. Per questo l’ho chiesto. È anche vero che, quando ho cominciato, la ricerca con i moscerini della frutta stava morendo. �uesto è quello che dicevano. E poi cos’è accaduto? Ricordo vividamente quando alcuni psicologi dello sviluppo, studiando la Drosophila , trovarono questi interessanti geni nel moscerino che, una volta modificati, causavano evidenti anomalie dello sviluppo. E quando quei geni vennero identificati dal punto di vista molecolare, un gruppo di giovani genetisti interessati allo sviluppismo dissero: « Scomponiamo questi geni dei moscerini della frutta al livello del DNA, e vediamo se riusciamo a trovare successioni simili anche in altri animali ». Per quanto sembrasse una dubbia prospettiva, ci riuscirono fin da subito: « Wow, allora possiamo trovare successioni simili di questi geni anche nei mammiferi! ». Così quando il nostro laboratorio, quello di Rosbash e quello di Young identificarono questi cosiddetti geni-orologio , subito diversi altri laboratori - inclusi ancora quello di Rosbash e quello di Young - pensarono « Facciamo la stessa cosa che hanno fatto poco tempo fa gli psicologi dello sviluppo, e vediamo se riusciamo a trovare in un mammifero un DNA simile a quello del gene-orologio del moscerino della frutta ». O d i Ó l o s 93 92

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