Ossigeno

101 E = O Anche a un occhio inesperto è chiaro, nella tela di Hans Holbein il Giovane Gli Ambasciatori , che qualcosa non quadra. Tra le due eleganti figure stanti c’è un oggetto allungato, deforme, incoerente con il senso e la realtà della scena, con la sua prospettiva. È solo guidati da chi ne conosce i segreti a spostarci di lato che la scia incoerente si trasforma in un teschio, un memento mori che trasforma il significato dell’intero quadro. È la magia dell’ anamorfosi , un’illusione, un inganno della percezione soggettiva come quelli di cui ci parla Francesco Tesei , nostra personale guida attraverso l’arte del mentalismo , del quale è uno dei principali esponenti. �uale percorso personale e professionale l’ha portata al mentalismo? Da bambino mi innamorai dell’ illusionismo , e da ragazzo trasformai quella passione in un lavoro che mi ha permesso di girare il mondo con i miei spettacoli per circa quindici anni. Crescendo, però, sentivo di non essere pienamente soddisfatto da ciò che si poteva trasmettere artisticamente mediante gli strumenti dell’illusionismo. Tornai in Italia e attraverso un percorso personale, tra cui ipnosi ericksoniana e programmazione neurolinguistica , mi resi conto di quanto la comunicazione e la psicologia fossero mondi altrettanto ‘magici’, ma decisamente più affascinanti, per un adulto, rispetto alle favole dell’illusionismo classico, fatte di conigli nel cappello e assistenti tagliate a metà. Ho trovato la mia personale quadra nel mentalismo, che eredita dall’illusionismo il piacere di stupire il pubblico, ma contemporaneamente non invita le persone a chiudere gli occhi e sognare, ma a tenerli ben aperti e magari svegliarsi , scoprendo in maniera divertente e spettacolare gli inganni e le illusioni della mente. La mente, appunto. Il suo principale strumento di lavoro, direi. �ual è il peso della mente e quale quello del cuore, inteso come perseguimento di una passione atipica, nella costruzione di una carriera che oggi l’ha portata a essere considerato il più celebre mentalista italiano? Diciamo la verità: se avessi agognato la celebrità intesa come popolarità, avrei cercato una carriera nella musica pop e non nel mentalismo, che è comunque una nicchia. L’illusionismo prima, e il mentalismo poi, erano scelte davvero singolari, che mi hanno spinto ad impegnarmi, perché inconsciamente sentivo di dover dimostrare con i risultati che le mie scelte erano fondate e potevano trasformarsi in una professione. Tutti dicono Segui le tue passioni! , poi quando provi a farlo ti dicono Ma cosa fai? Cerca di essere più realistico nella vita! . Credo che da questa contraddizione nascano alcune ansie che accompagnano molti giovani in cerca della propria strada: sentono il peso di dover trovare un lavoro economicamente soddisfacente, ma contemporaneamente anche appassionante. �uesto problema, forse, nasce da un errore di partenza: la passione non è qualcosa che dobbiamo trovare, ma qualcosa che dobbiamo mettere. Il risultato di questo cambio di prospettiva è che non siamo più noi a [in]seguire la passione, ma è la passione a seguire noi . E questo semplice pensiero può essere liberatorio. Mi permetta una umana curiosità: perfezionarsi nell’arte del mentalismo ha cambiato anche il suo modo di interagire con le persone nel quotidiano, o il modo in cui le persone si rapportano a lei? [ sorride ] Immagino che questa domanda nasca dall’idea che un mentalista, che in scena sembra capace di leggere nel pensiero , abbia relazioni diverse dal normale, magari qualche “vantaggio”. In verità, non più di quelli che può avere un esperto di comunicazione, uno psicologo o uno psicoterapeuta. Non solo, ma credo che il mio lavoro abbia peggiorato le mie relazioni nel quotidiano . Nella vita privata a volte posso risultare distante, distaccato, impenetrabile e asociale. �uesto succede perché tendo a essere completamente assorto nei miei pensieri, nei miei studi e nei miei progetti. Chi pensa che quello che faccio sia frutto di un “dono”, si sbaglia di grosso. Dietro ciò che faccio, invece,

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