Ossigeno

146 i s e n s i e l a c i t t à Vir’ Napule e po’ muor’. Oddio, magari no, però in questo caso alla città piace vincere facile. È davvero arduo, infatti, snocciolare la classifica dei punti migliori da cui ammirare l'inconfondibile arco del Golfo, la mole sinuosa del Vesuvio, l'azzurro del cielo e del mare, la lingua luccicante oro del Borgo Marinari protesa tra i flutti. Insomma, l'impareggiabile e iconica vista che per secoli ha dato da dipingere ai pittori e da campare a venditori di souvenir, poeti e parolieri. E dunque: la collina di Posillipo e il Parco Virgiliano, dove al tramonto l'atmosfera trascolora teneramente nel sogno, fino a Capo Miseno; gli oltre 900 metri del Pontile nord di Bagnoli, un tempo utilizzato dai treni dell'Ital- sider e oggi lunga camminata sulle acque nel Golfo di Pozzuoli; la Certosa di San Martino, dove quel furbone del Priore dal terrazzino del suo �uarto [che oggi accoglie un florilegio di pittura secentesca] dominava una cartolina mozzafiato... e il Parco Sommerso di Gaiola dove lo mettiamo? Ogni scorcio si presta a farsi panorama, quinta teatrale, set cinematografico. Un belvedere continuo, messo lì apposta per offrirsi al godimento degli occhi. Ma se provassimo a cambiare prospettiva? Perché se, come scriveva Ortese, « il mare non bagna Napoli », ancor più distante è il Vesuvio. Con buona pace delle variopinte eruzioni di Andy Warhol, alla fine le località devastate e sepolte dalla furia dell'unico vulcano attivo dell'Europa continentale sono state altre: Pompei, Ercolano, Sta- biae, Massa di Somma, San Sebastiano, Torre del Greco. La metropoli tutto sommato se l'è sempre cavata, vuoi per intercessione di qualche Santo [Gennaro in primis], vuoi per la medesima fortuna geologica che da millenni tiene a bada la micidiale caldera dei Campi Flegrei. Salite quindi sulla Muntagna. Funiculì funiculà non c'è più, ma vi spingono sul cratere l'energia misteriosa di una terra che scricchiola e vibra sotto i piedi, la vio- lenta bellezza della Valle dell'Inferno e dell'Atrio del Cavallo, lava e ginestre, il vento che sbatte sulla faccia, il brivido delle fumarole. Mandate giù un bicchierino di Lacryma Christi o di Crapettone e fate una tappa al vecchio Osservatorio, il più antico d'Europa [anno di fondazione: 1841]. Sulla via del ritorno, un'occhiata allo skyline del Centro Direzionale vi regala un assaggio di contemporaneità. In ossequio allo spirito chiaroscurale della città, a fare da contrappeso a tanta solarità s'impongono gli itinerari della Napoli sotterranea , gli scavi di San Lorenzo Maggiore, le catacombe di San Gennaro e quelle di San Gau- dioso. Obbligatoria la visita al Cimitero delle Fontanelle , dove il macabro trionfo di teschi [le capuzzelle ], tibie e ossa varie, viene pietosamente lambito dai raggi attraverso le fenditure della cavità tufacea. In questo modo è forse il sonno della morte men duro? l’uòcchie

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