Ossigeno

121 Al concerto . Come un arco si mette in scia alle note del pianoforte per velocizzarne la musicalità, nell’evoluzione degli Hominini sono occorsi inserimenti che ne hanno determinato lo sviluppo e, nei milioni di anni, la colonizzazione della terra desiderata. Non tutti sono ancora d’accordo, ma il piano divino prevede proprio che il percorso della terra e dei suoi abitanti altro non sia che il risultato di un mutamento costante, di un adattarsi e relazionarsi in armonia e rispetto per trarne beneficio comune. Si è così evoluto l’uomo, e milioni di anni prima anche l’uovo, che ha saputo svilupparsi con un guscio minerale per non disidratare i nutrienti e il feto, consentendo ai primi rettili di uscire, vivere e riprodursi fuori dall’acqua e diventare financo galline. Come spiega infatti Jonathan Silvertown in Dinner with Darwin. Food, Drink and Evolution (ed. The University of Chicago press, 2017), da un punto di vista evolutivo è nato decisamente prima l’uovo della gallina. Nei percorsi di sviluppo di tutte le specie ci sono state aggiunte, ma anche sottrazioni: comequando, 2 milioni di anni fa, gli antenati dell’Homo Sapiens persero dal corredo il gene MHY16, quello che dava forza bruta alla mandibola. Circa in quegli anni, in quelle terre che oggi corrispondono all’Etiopia, l’Australopithecus cedeva il passo alla filiera dell’Homo che, nel frattempo, aveva scopertoqualcosa. Un qualcosa che infine lo portò a viaggiare. Nulla di paleontologicamente dimostrato, ma una coincidenza che non si può lasciare al caso. La scoperta è la cottura del cibo, la conseguenza è la progressiva riduzione dell’apparato digerente a fronte di un aumento di massa del cervello , la coincidenza è che mentre accresceva le sue capacità cerebrali, il progenitore dell’uomo ha iniziato a viaggiare lontano dalla nativa Africa. Tra i 2e i 4milioni di anni fa, inquesto tagliodi Africa, la specieHomosimise insciaall’Australopithecus, ne prese i tratti caratterizzanti, ma iniziò un cambiamento morfologico legato a due funzioni: quella digerente e quella cerebrale. Sempre in quella forbice di milioni di anni vengono fatti risalire strumentazioni in pietra e reperti di altra natura, prima traccia della lavorazione delle carni e della cottura degli alimenti. L’Habilis è la prima specie del genere Homo a interpretare questa evoluzione, la sua mandibola è simile a quella dell’Australopithecus, ma la scatola cranica è più voluminosa. Siamo a 2,3 milioni di anni fa. Ne passano 350mila, e l’Homo Erectus ci appare come il primo con l’abitudine di cucinare alimenti. È certamente onnivoro, e non solo erbivoro come i predecessori; la sua dentatura si fa via via più piccola, come la cassa toracica, mentre cranio e cervello aumentano. �ueste ultime caratteristiche, che rendono gli Hominini in oggetto sempre più simili ai Sapiens, si concretizzano con certezza paleontologica 1,5 milioni di anni fa. Cottura del cibo e Homo Erectus totalmente formato sono evidenze che vengono inscritte in questo periodo dal primatologo dell’Università di Harvard Richard Wrangham nel libro Catching fire: how cooking made us human (ed. Profile books, 2009). Non è certo che, ai suoi albori, l’Homo Erectus cucinasse carne; gli indizi a disposizione non riescono a costituire prova. Certo è che questa specie ha raccolto l’inserimento. Mentre i caratteri fisici dell’Habilis e dell’Australopithecus spariscono dal DNA degli Hominini a venire, l’Erectus cambia le regole del gioco. Il suo torace è certamente troppo piccolo per contenere l’intestino di Lucy, l’australopiteco più famoso al mondo, e il suo cranio decisamente più grande. L’anello di congiunzione è la cottura . Non è ben chiaro quando e perché, ma l’Homo Erectus, applicando la cottura alla preparazione dei vegetali e della carne, ha conosciuto l’aumento di valore energetico dei cibi, è riuscito a risparmiare energie dalla digestione – quindi metri di intestino, colon e stomaco – il tutto in favore dell’unica cosa che nel frattempo è cresciuta: il cervello. La cottura dei cibi ha aperto un mondo nuovo davanti all’evoluzione dell’Homo Erectus, offrendogli quelle capacità fisiche e mentali che l’hanno condotto nel viaggio lontano dalla casa di tutti noi. Mentre le specie precedenti non si allontanarono dalle terre di origine, dell’Erectus ci sono tracce distanti migliaia di chilometri dal Corno d’Africa. Cosmopolita è l’aggettivo che per iperbole gli accosta Jonathan Silvertown. A Dmanisi, nel Caucaso, furono scoperti resti di Erectus a oggi considerati la prova del viaggio che la specie intraprese dall’Africa, coprendo verso ovest le aree mediterranee e raggiungendo verso est l’attuale Cina. Da erbivori a onnivori, da crudisti a cuocenti, da territoriali a esploratori, il passaggio si è consumato etiopia - tanzania eurasia

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